Più della metà della frutta importata in Italia viene da Paesi del centro e Sud America come Colombia, Cile, Argentina e Brasile. Un trend che oltre a danneggiare gli imprenditori agricoli nazionali, va anche contro gli interessi dei consumatori, quasi tutti concordi sul fatto che se il prodotto alimentare è italiano è anche più sicuro e affidabile. Una soluzione può arrivare dalla cosiddetta spesa a chilometri zero. Ne abbiamo parlato con Emilio Fugazzi, direttore di Coldiretti Torino, che ha pubblicato una guida per far conoscere ai cittadini le realtà del territorio che aderiscono all'iniziativa attraverso la vendita diretta al consumatore.
Cosa significa "Spesa a km zero"?
L'espressione identifica un prodotto alimentare che si muove in un ambito territoriale ristretto. Ma è importante che non venga visto solo questo aspetto, l'obiettivo è anche quello di indicare l'azienda che produce e rivende direttamente o il mercato cittadino dove vengono venduti i prodotti di quella provincia.
Il consumatore che vantaggi ha?
Innanzitutto il costo del prodotto, ma indirettamente chi acquista aiuta la collettività a non inquinare. Questo è l'altro messaggio importante del km 0 che vogliamo far passare, un consumo consapevole. È anche un'occasione per riscoprire e rivitalizzare l'ambiente dei nostri territori, oltre che per creare economia.
È, quindi, una buona soluzione anche contro la crisi?
Ovviamente non l'unica, ma di sicuro può contribuire. Acquistare prodotti di stagione, poi, oltre che contribuire ai bilanci sia dell'azienda che produce e vende sia del consumatore, fa riscoprire le eccellenze della terra recuperando un forte valore finale sul prezzo, con un risparmio enorme. Oggi alcuni negozi mettono sullo scaffale le fragole o le ciliegie che ci arrivano dalla Spagna o dal Sudamerica, pensiamo all'inquinamento che producono e anche al gusto che possono avere.
Come viene accolta l'iniziativa dai consumatori?
Qualcuno all'inizio si lamentava che il costo era più alto rispetto al supermercato. Ma un fagiolino che arriva dal Marocco non è lo stesso che arriva dalla pianura piemontese. Io riconosco la qualità in quel costo maggiore e il tempo-lavoro di quell'impresa. L'ultima edizione della nostra guida sul chilometro zero è triplicata nel numero delle pagine, perché sono triplicate le aziende che hanno aderito ed essendoci più concorrenza c'è più risparmio sul prezzo finale. Questa iniziativa è soprattutto rivolta al consumatore.
Con quali aziende vi relazionate?
Con aziende ovviamente selezionate perché devono sottostare a dei disciplinari; un'organizzazione come Coldiretti non si può permettere di inserire dentro un certo circuito produttori che non conosciamo e che non abbiamo prioritariamente valutato, dal terreno alla sicurezza alimentare. Inoltre, oltre agli obblighi che impone la legge, noi ne mettiamo degli altri, la serietà, la sicurezza e il controllo che con le nostre strutture interne facciamo a campione, senza preavviso, direttamente nell'azienda.
Dove possiamo trovare la guida?
Presso le nostre sedi Coldiretti Torino, direttamente in tutte le aziende che sul territorio hanno aderito e anche nei mercati rionali. È una distribuzione capillare. All'interno della pubblicazione si trovano aziende che producono carne, formaggio, verdure, vini e frutta, ma anche gli agriturismi, le macellerie e la rete di distribuzione del latte crudo. Una grande iniziativa, quest'ultima, partita un anno e mezzo fa: ogni settimana apriamo dei punti dove si può trovare un distributore di latte al famoso prezzo all'euro/litro.