ITALIANI ANSIOSI E PREOCCUPATI E SEMPRE PIU’ ALLA RICERCA DI SICUREZZA, QUALITA’ E INFORMAZIONE SUL CIBO
QUESTO L’INDENTIKIT DELINEATO DAL RAPPORTO
GLI ITALIANI A TAVOLA
STILI DI VITA E RISCHI ALIMENTARI
Ansia e preoccupazione sono le emozioni più sentite dagli italiani a tavola: l’87,4% dei consumatori considera il sistema di produzione “molto rischioso”, e il 75,8% di essi si manifesta “ansioso” nell’assumere i cibi. I principali timori sugli alimenti riguardano gli ormoni (67,1%), i pesticidi (66,0%) e gli antibiotici (64,3%). Le ansie si traducono in una richiesta di qualità per i prodotti alimentari. Gli attributi di cui gli intervistati tengono maggiormente conto sono: il sapore (97,2%), la data di scadenza (96,5%), i benefici per la salute (94,0%). Per quanto riguarda i prodotti a denominazione riconosciuta, il 75,4 % e il 63,6% del campione consuma, rispettivamente, i Prodotti “tipici” (DOP, IGP) e quelli a denominazione di origine controllata (DOC). Il 73,2% degli intervistati ha dimostrato di essere piuttosto informato (40,9%) o, addirittura, informatissimo (32,3%) sulla correttezza dei comportamenti a tavola e delle abitudini alimentari, mentre l’etichetta dei prodotti risulta essere la fonte di informazione più affidabile.
Questo l’identikit tracciato dal rapporto “Gli Italiani a tavola. Stili di vita e rischi alimentari” presentato oggi a Roma dal Movimento Difesa del Cittadino, sulla base di un’indagine realizzata dall’associazione in collaborazione con l’Ires (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali). Dal caso della mucca pazza all’influenza aviaria, sono state tante le crisi sanitarie nel settore alimentare verificatesi in questi ultimi anni. Come hanno reagito i consumatori italiani a tutto ciò? Sono ansiosi o fiduciosi nei confronti dei prodotti alimentari che acquistano e consumano? E quali sono le loro abitudini alimentari? Per analizzare la relazione esistente tra la percezione dei rischi alimentari da parte dei consumatori ed i comportamenti di consumo da essi adottati MDC ha condotto questa ricerca.
I timori a tavola degli italiani sono riferibili tanto all’intera filiera di produzione dei cibi quanto agli elementi contenuti nei cibi stessi, quali conservanti, ormoni o antibiotici.: l’87,4% dei consumatori considera il sistema di produzione “molto rischioso”, e il 75,8% di essi si manifesta “ansioso” nell’assumere cibi. Le principali preoccupazioni sugli alimenti riguardano i pesticidi (66,0%), gli ormoni (67,1%) e gli antibiotici (64,3%). Queste preoccupazioni verso l’alterazione diretta dei cibi, fin dalla loro origine, vengono confermate dai dati relativi agli elementi di rischio individuati nel sistema di produzione: il 95,2% degli intervistati è preoccupato per l’uso di prodotti chimici, l’88,3% per l’uso di prodotti OGM, seguono, con l’82,1%, il sistema di trasporto e, con il 76,4%, la gestione dei punti vendita.
Italiani preoccupati e ansiosi che richiedono non solo sicurezza, ma anche qualità. Dal rapporto è emerso, infatti, che la disponibilità a pagare (DAP), ossia la domanda esercitata dai consumatori anche in presenza di un prezzo più alto, per ottenere maggiori garanzie e certificazioni, riguarda quasi la metà del campione (il 45,2%), e si concentra, come ovvio, nelle fasce di reddito più alte. Gli attributi di cui gli intervistati tengono maggiormente conto nella scelta dei cibi sono il sapore (97,2%), la data di scadenza (96,5%), i benefici per la salute (94,0%).
Dall’analisi delle fonti di informazione risulta che quella ritenuta più affidabile è l’etichetta dei prodotti. In particolare, il 73,2% degli intervistati ha dimostrato di essere piuttosto informato (40,9%) o, addirittura, informatissimo (32,3) sulla correttezza dei comportamenti a tavola e delle abitudini alimentari. Ma questo scenario positivo muta radicalmente se si parla di prodotti alimentari di qualità: un intervistato su tre (29,6%), infatti, non sa dare una definizione corretta di prodotto biologico. Per quanto riguarda i prodotti tipici, gli italiani sembrano non avere un’idea chiara di cosa siano, confondendo le certificazioni DOP e IGP con i cibi della tradizione culinaria italiana. Stessa tendenza con riferimento agli Ogm: due consumatori su tre non conoscono cosa veramente essi significhino.
“Gli italiani vogliono mangiare bene e sano. - ha dichiarato il presidente del Movimento Difesa del Cittadino, Antonio Longo – Questo mi sembra il risultato complessivo dei tanti numeri dell’indagine. Emerge una forte richiesta di qualità, genuinità, sicurezza e informazione, che certamente sono le caratteristiche vincenti degli alimenti Made in Italy. Le recenti vicende dell’influenza aviaria, i numerosi sequestri di quantità ingenti di carne avariata, di latte all’inchiostro e di pomodori di dubbia provenienza dimostrano la necessità di un’attenta sorveglianza da parte dei Nas, delle Asl e delle stesse associazioni di consumatori, che svolgono una preziosa opera di informazione, sensibilizzazione e segnalazione all’autorità di tutti i casi sospetti rilevati dai cittadini. Insieme con le associazioni degli agricoltori possiamo svolgere una funzione essenziale per una migliore educazione ai consumi alimentari.”
“Il consumatore italiano” - ha affermato il Presidente dell’Ires, Agostino Megale – “ha un’alta propensione all’informazione, così come il nostro studio sottolinea. Ma tale propensione e disponibilità ad apprendere è frustrata spesso da un’industria e da una distribuzione reticente sotto quest’aspetto, che produce, cioè, un’infinità di dati e nessun sapere. Adeguate campagne informative e di educazione alimentare implicano un nuovo sistema di alleanze e, quindi, una concertazione partecipata della qualità alimentare che coinvolga tutti gli attori della filiera. E’ interesse dei lavoratori e del movimento sindacale italiano, operare per una maggiore trasparenza delle imprese e della distribuzione, al fine di garantire maggior qualità e maggior sicurezza dei prodotti. Per questo vanno sviluppate forme di governance e di concertazione fra tutti gli attori, a partire dai sindacati, dalle associazioni dei consumatori, dalle Associazione dei Ristoratori, fino alle autorità istituzionali e locali.
Tutto ciò è indispensabile per difendere e valorizzare anche l’industria nazionale dei prodotti alimentari, così come hanno fatto, nel corso di questi anni, i sindacati del settore alimentare di Cgil, Cisl e Uil”.
L’IDENTIKIT DEGLI ITALIANI A TAVOLA
Sono 4 i diversi identikit del consumatore italiano a tavola:
1. Gli ”Ottimisti”: costituiscono il 47% del campione e rappresentano i consumatori con la più bassa percezione dei rischi alimentari e che non sarebbero disposti a pagare un prezzo più alto per avere dei prodotti garantiti e certificati. Sono “abbastanza informati”, tranne nel caso degli Ogm. Come riconoscerli? Sono principalmente soggetti tra i 45 e i 64 anni, conseguentemente, lo stato civile prevalente è quello di “Coniugato/a”, il titolo di studio è riferibile al diploma di scuola media superiore ed alla scuola dell’obbligo e, per quanto concerne la condizione occupazionale, essi sono soprattutto pensionati e lavoratori occupati stabilmente.
2. Gli “Incuranti”: si tratta del gruppo di consumatori - pari al 24,6% dei nostri intervistati - meno informati, meno attenti ai rischi e alla qualità degli alimenti. Riguardo alla corretta conoscenza dei comportamenti a tavola risultano mediamente informati, mentre non si può affermare altrettanto in merito alla conoscenza dei prodotti biologici, tipici, a denominazione di origine controllata e del commercio equo e solidale. Il discorso pare capovolgersi, invece, per quanto concerne la conoscenza degli OGM: in tal caso gli incuranti costituiscono la tipologia che ha dimostrato di sapere più degli altri cosa essi significhino.
Questo è il gruppo con la più alta incidenza della fascia degli anziani e con una significativa maggiore distribuzione nei piccoli centri; elevata è la percentuale di chi non lavora o è pensionato, del sesso femminile, dei vedovi, così pure come dei coniugati. Il quadro è completato dalla presenza del più alto numero, rispetto a tutto il campione, di persone prive di titolo di studio.
3. Gli “Edonisti Equilibrati”: a differenza degli “Incuranti”, questa categoria di consumatori, che costituisce il 6,8% del campione, si caratterizza per un’alta propensione all’informazione ed un’elevata percezione dei rischi, per un elevato livello culturale e per il più alto orientamento alla qualità. Gli “Edonisti equilibrati” scelgono prodotti di elevata qualità alimentare proprio perché soddisfano contemporaneamente diversi requisiti: l’equilibrio nutrizionale, gli aspetti sensoriali ed estetici, la genuinità delle materie prime, l’informazione sulla loro provenienza. L’informazione, pur giocando un ruolo importante, non presenta i tratti ansiogeni rinvenuti con riferimento alle altre tipologie di consumatori. Gli Edonisti equilibrati sono, infatti, il gruppo che più legge le etichette dei prodotti, che meno segue la pubblicità e che approfondisce le informazioni ricevute attraverso la lettura di riviste e siti specializzati. Ma chi sono questi buongustai della qualità? Sono principalmente giovani, con un’elevata cultura urbana ed un alto livello di istruzione: molti di loro sono laureati o possiedono il titolo di dottore di ricerca.
4. Gli Allarmisti: il 22% degli intervistati si caratterizza, invece, per un’altissima percezione dei rischi alimentari, costituendo il gruppo di persone più preoccupato e ansioso del nostro campione. I loro timori riguardano l’intero processo produttivo e sono i soggetti che più guardano con sfiducia alla gestione dei punti vendita. Hanno paura anche della composizione dell’alimento, e colpisce come siano spaventati dalla possibile presenza di OGM, sebbene questo sia il gruppo che meno conosce cosa veramente questo significhi. Questa angoscia alimentare si traduce in una spasmodica ricerca di sicurezza: sono quelli più disposti a pagare un prezzo maggiore per avere dei prodotti garantiti e certificati. Per quanto riguarda l’informazione, sono i consumatori che più dichiarano di conoscere i prodotti ad alta qualità.
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