Ma il “risparmio tradito” non è solo conseguenza degli scandali Parmalat e Cirio, bensì anche dei costi sempre maggiori dei servizi bancari. I costi dei conti correnti negli ultimi due anni sono aumentati di circa il 25%, in media il costo di un conto corrente normale (non convenzionato) si aggira intorno ai 431,40 euro l'anno (835.306 vecchie lire, contro i 78 euro della Francia!). Ogni singola operazione bancaria costa in media 1,96 euro. Il costo medio di un bonifico è di 6,50 euro. Il costo di un prelievo al Bancomat presso un'altra banca è di 4 euro. E se si va a chiedere alla banca una fotocopia di un assegno, si arriva a pagare anche 11 euro (nonostante che il Garante della Privacy abbia stabilito che debba essere rilasciata gratuitamente). Nel caso di smarrimento della carta Bancomat c'è chi arriva a chiedere 25,82 euro solo per “neutralizzare” la carta persa o rubata. Dalla primavera del 2003 molte banche hanno aumentato la commissione di massimo scoperto introducendo penali esagerate, hanno aumentato i costi dei bonifici e le spese di invio dell'estratto conto, introducendo balzelli perfino sui mutui (3 euro per avviso di scadenza, 154,94 euro per estinzione anticipata, 300 euro per sospensione pagamento). Rincari su qualsiasi voce, che vengono effettuati unilateralmente con un semplice avviso sulla Gazzetta Ufficiale. Spulciando le Gazzette Ufficiali di aprile e maggio 2003, alla voce “annunci commerciali”, l'Adusbef ha scoperto che ben 393 banche hanno apportato variazioni unilaterali ai contratti, spesso con effetto retroattivo, aumentando i tassi attivi da un minimo dello 0,25% fino a un massimo dello 0,75% (mentre la Banca Centrale Europea tagliava i tassi!), con contestuale diminuzione dei tassi passivi portati a una media dello 0,0125%.
Evidentemente sussiste un serio problema di “trasparenza” nel rapporto tra banca e clienti. Le banche italiane oltre ad essere tra le più esose in Europa, sono tra le più oscure nell'indicare le spese imposte agli utenti, che incontrano incredibili difficoltà nell'essere informati sui costi e sulle condizioni loro applicate! Negli Stati Uniti consultando il sito della Banca Centrale, i cittadini possono avere ogni informazione sul sistema bancario statunitense e sulle caratteristiche dei servizi. In Spagna, la trasparenza bancaria è imposta per legge da un regolamento del 1989, che obbliga banche, casse di risparmio, cooperative di credito e società finanziarie che operano nel Paese a pubblicare le tariffe massime applicabili alle operazioni e ai servizi offerti. Ogni consumatore può chiedere informazioni su prezzi e condizioni con una semplice telefonata o via fax alla Banca di Spagna, che ha creato un ufficio per la pubblicità e la trasparenza. Dal 2000 tutte le tariffe sono disponibili anche online: per ogni banca, sono elencate le spese e le condizioni più gravose per ogni tipo di operazione o servizio bancario. L'Adusbef ha effettuato un monitoraggio su 53 siti Internet delle maggiori banche italiane, cercando invano di conoscere le condizioni economiche offerte per i conti correnti normali, i costi e le condizioni applicate alla clientela, i tassi di interesse, etc. Il risultato si è rivelato a dir poco frustrante. Tranne un caso, tutti i siti risultano avari di informazioni. Un esempio: molti correntisti lamentano l'addebito sul conto di spese per l'uso del Pagobancomat, presentato come gratuito. In pochi sanno che ogni prodotto bancario ha, generalmente, due voci di costo: la prima inerente al servizio in sé; la seconda relativa alla registrazione contabile sul conto corrente, evidenziata dalle righe dell'estratto conto. La prima voce di costo è sempre indicata, la seconda quasi mai. Il versamento sul conto (contanti, assegni) non costa come servizio in sé, ma verrà computato come “una” operazione (una riga dell'estratto conto). Analogo meccanismo per la domiciliazione delle bollette: non costa come servizio in sé, ma le operazioni verranno pagate alla chiusura dei conti. Sotto questo profilo, la campagna “Patti chiari”, promossa dall'Abi, pare essere una pura operazione d'immagine, in quanto non informa sui veri costi di gestione e non consente ai clienti di effettuare una reale comparazione tra gli istituti di credito. Un'iniziativa del tutto inadeguata a recuperare la fiducia dei risparmiatori, che dopo gli scandali Cirio, Argentina e Parmalat manifestano un forte bisogno di chiarezza e trasparenza.
Alessandro Di Benedetto
Presidente Adusbef del Piemonte