L'angolo del professional consumer
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Alimentazione e prodotti tipici
Denominazioni di origine protette |
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In un mercato che tende pericolosamente all'omologazione del gusto, il patrimonio di sapori che l'Italia può offrire rappresenta una ricchezza non solo economica, ma anche e soprattutto culturale.
Tipico può essere considerato il prodotto che possiede specificità riconducibili al territorio e alla sua storia. La gastronomia di una certa zona dipende, infatti, dalla tipologia delle risorse alimentari locali e dal modo in cui la popolazione ha utilizzato queste risorse per soddisfare i suoi bisogni.
L'esigenza di tutelare la tipicità dei prodotti alimentari è sentita in Italia da oltre trent'anni: i prodotti di pregio (alcuni formaggi, vini, salumi e altri alimenti tipici) riportano sigle particolari, come la DOC (denominazione d'origine controllata) e la DOCG (denominazione d'origine controllata e garantita). Anche le altre nazioni europee possiedono da tempo proprie regolamentazioni per i prodotti tipici.
Con l'apertura dei mercati, si è posto però il problema di armonizzare le diverse denominazioni e trovare un criterio comune per caratterizzare i prodotti tipici dei diversi Paesi. Il regolamento Cee n.2081/92 disciplina le denominazioni di origine protetta (Dop) e le indicazioni geografiche protette (Igp) attribuendo ai più celebri prodotti della gastronomia italiana (ad esempio al Prosciutto di Parma ed al Parmigiano Reggiano) una denominazione tutelata dal diritto comunitario, che ne lega la provenienza ad una zona geografica determinata.
Queste sigle non valgono per i vini (che mantengono la normativa specifica già in vigore), mentre sono indispensabili per riconoscere gli altri prodotti tipici sul mercato comunitario.
La Commissione Europea ha creato un logo che permette di identificare prontamente i prodotti alimentari inseriti nei sistemi di tutela DOP (Denominazione d'Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta).
Il logo blu e giallo rappresenta dei solchi in un campo arato situato al centro di un sole, circondato dalle dodici stelle simbolo dell'Unione Europea. La differenza tra le due indicazioni, denominazione d'origine e indicazione geografica, sta proprio in questo: mentre per la denominazione d'origine tutto il ciclo produttivo deve essere svolto nell'area di denominazione, per l'indicazione geografica basta che vi sia svolta una parte del ciclo, quella che porta al prodotto finito.
Si può così, per esempio, utilizzare materie prime provenienti da altre regioni. La domanda per l'ottenimento della DOP o della IGP viene inoltrata alla CEE solo da associazioni di produttori o trasformatori e, dopo il rilascio, i prodotti vengono iscritti in un registro europeo delle DOP e delle IGP.
In ogni caso, per beneficiare di una DOP o di una IGP, i prodotti devono essere conformi a un disciplinare che contenga: il nome del prodotto che comprende la denominazione d'origine o l'indicazione geografica; la descrizione del prodotto con l'indicazione delle materie prime, delle sue caratteristiche principali, del metodo con cui viene ottenuto; la delimitazione della zona geografica; gli elementi che comprovano il legame con l'origine geografica; i riferimenti relativi alle previste strutture di controllo; altre indicazioni relative all'etichettatura e alle eventuali disposizioni comunitarie e nazionali.
Di recente attualità la notizia, resa nota dalla Commissione Europea, secondo la quale anche l' olio extravergine di oliva "Tuscia" e il "Basilico Genovese" sono entrati a far parte del Registro europeo delle denominazioni di origine protette (DOP) e delle indicazioni geografiche protette (IGP).
Queste due denominazioni si aggiungono alla lista di circa 700 prodotti già considerati protetti dalla legislazione comunitaria. L'Italia, fra i paesi appartenenti all’Unione, detiene il primato del maggior numero di prodotti Dop e Igp, i quali rappresentano oltre il 21 per cento del totale europeo.
Con l'Unione dell'Europa ci si è dovuti confrontare anche su una questione fondamentale: è possibile conciliare la tradizione e la cultura con la sicurezza degli alimenti? Il controllo igienico, evidentemente, va applicato anche ai prodotti tipici, ma riteniamo in modo intelligente, valutando le caratteristiche del prodotto finito e nel rispetto di una tradizione che, proprio nel suo resistere nel tempo, ha la dimostrazione di un'assoluta sicurezza.
Torino, lì 05 ottobre 2005 ACU Piemonte
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