DA CIRCA UN MESE TUTTI GLI INDIRIZZI DI POSTA CON DOMINIO @LIBERO @IOL @INWIND E @BLU NON SONO PIÙ CONSULTABILI ATTRAVERSO I COMUNI PROGRAMMI DI POSTA (QUALI AD ESEMPIO OUTLOOK), A MENO DI NON CONNETTERSI ATTRAVERSO UN ABBONAMENTO WIND O UN NUMERO TELEFONICO APPOSITO E, OVVIAMENTE, A PAGAMENTO.
Lo ha deciso la compagnia Wind, che ha in mano la gestione del portale Internet Libero, nonché dei relativi provider e servizi di email. Chi utilizzava già altri provider o altre connessioni (adsl, fibra ottica), per non connettersi col suddetto numero, può sempre optare per la sottoscrizione ad una nuova tipologia di mail di casa wind con la quale è possibile mantenere il proprio indirizzo, a pagamento con scadenza mensile.
L’unico modo per consultare ancora gratuitamente la posta (gratuitamente si fa per dire, dato l’elevato numero di pubblicità che ci vengono propinate) è ora quello di collegarsi attraverso internet al portale di Libero (www.libero.it) e accedere da Web alla posta.
È inutile dire che l’utilizzo di programmi appositi facilita e velocizza il controllo delle mail, mentre il controllo attraverso il web, a causa dei numerosi banner, il più delle volte è, oltre che scomodo, anche molto lento. Per non parlare dei problemi legati alle rubriche e agli indirizzi mail salvati sui programmi di posta. Liste che, ovviamente, non sono recuperabili attraverso web a meno di un “copia e incolla” manuale che richiedere tempo. Cosa resta quindi da fare? O ci si adegua o si cambia indirizzo mail (con relativo problema di aggiornare tutte le persone a cui avevamo dato il “vecchio” indirizzo).
Quello che viene da chiedermi è quanto questa decisione di mercato sia lecita. Quanto sia possibile trasformare un servizio gratuito (gratuito soltanto in senso lato) di tale portata in servizio a pagamento. Ma soprattutto quanto sia giusto che una compagnia della portata di Wind prenda delle decisioni simili senza preoccuparsi minimamente della sua utenza. Secondo me il problema è che, ormai, credono di poter fare sempre quello che vogliono, sicuri del fatto che in un modo o nell’altro noi, l’utenza, siamo e resteremo legati ai loro servizi. A questo punto credo che spetti a noi far capire loro che non siamo disposti a sottostare, che non siamo qui a farci prendere in giro, che non possono e non devono fare soltanto i loro comodi, dato che, fino a prova contraria, senza di noi i loro servizi rimarrebbero effimeri e privi di un qualsiasi spessore.
Per quanto riguarda il resto spero che chi di dovere si interessi seriamente per contrastare questa nuova corrente di pensiero che si sta diffondendo, secondo la quale le grandi case produttrici ci vedono ormai come una marionetta da indirizzare verso i nostri acquisti. Torniamo a pensare con la nostra testa.
Mattia Placanica, 20 anni
Milano
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