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La fine dell'educazione al consumo

ACU: l'educazione comincia nelle scuole
  21/09/2004

Da più di un decennio, chiediamo l'introduzione dell' educazione al consumo nelle scuole. Lo chiediamo in tanti, le associazioni dei consumatori, lo chiede la Commissione Europea. Chissà perché non siamo ascoltati, in questo Paese. Il mondo della Scuola e dell' Università, è interessato a spizzichi e bocconi.
In questo clima di attesa, verifichiamo con stupore, un vero declino della cultura merceologica (meglio dire oggi tecnologica). Mentre ci aspetta di andare avanti, si va indietro.
Attenzione ! Questa è la cultura che ci fa “comunicare” con i prodotti. Per contro succede che la Merceologia, studiata nelle facoltà di Economia si è ridotta di molte ore. Anzi, di anni. Prima era studiata per un triennio, ora si studia in un solo anno. In molte Facoltà non si studia più . Nella Scuola media inferiore, c'era una Disciplina che si chiamava Educazione Tecnica, che aveva come finalità la conoscenza dei materiali e dei prodotti. Un grave colpo è stato inflitto proprio a questa disciplina dall' ultima “ riforma morattiana”. Si, avete letto bene. L'educazione Tecnica è stata soppressa.
Se è vero, com'è vero che le Discipline scolastiche sono linguaggi. Se si sopprimono alcuni linguaggi, siamo un po' più analfabeti.
Ma perché tutto questo passa nell'assoluto silenzio? E' semplice. Basterebbe leggere “I grandi Sacerdoti di Ralf Nader ( non lo trovate, non lo stampano ), oppure “Le merci parlano “ di Giorgio Nebbia. Se l'informazione e la formazione del cittadino sono affidate al Marketing, almeno per la conoscenza del linguaggio dei prodotti, non c'è più spazio culturale, per altre linguaggi. Lo spazio viene riempito da una falsa informazione, la pubblicità.
In questo modo i prodotti non parlano più, parla il suo padrone, il suo venditore,ma è in una lingua diversa. E' il declino. Tutti gli sforzi e interventi a pioggia, barattati come educazione al consumo, a questo punto ben vengano, meglio che niente. Ma la valanga di analfabetismo è inarrestabile. I prodotti che acquistiamo sono come la luna. Possiamo vedere sempre la stessa faccia, e dietro? Chi si ricorda dell'altra faccia della luna? Chi saprà mai di che materiale sono fatti, i prodotti, quanti aromi ci sono? Quali sono? Quanti naturali? Quanti cancerogeni? Sono stati irrigati con che acqua? Quello che l'etichetta dice non è tutto. E poi chi la capisce l'etichetta così come l'hanno conciata?

Michele Piccione – ACU Piemonte


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