L'angolo del professional consumer
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Assistenza e servizi sociali
La legge regionale piemontese 1/2004 |
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Inchiesta ACU Piemonte
Capita spesso che cittadini costretti in particolare situazione di disagio sociale ed economico, non sapendo a chi fare riferimento per ottenere assistenza, si rivolgano al nostro Sportello al fine di conoscere i loro diritti e gli enti cui potersi rivolgere per trovarne soddisfazione. La nostra inchiesta nasce quindi dall’esigenza di fornire una risposta adeguata a questi cittadini, a cominciare dalla normativa che rappresenta e tutela il loro diritto a ricevere un’assistenza adeguata.
La Regione Piemonte ha varato la legge 8 gennaio 2004 n. 1, che porta il titolo “Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento”, pubblicata sul Bollettino ufficiale n. 2 del 15 gennaio 2004.
La legge regionale piemontese 1/2004, in recepimento della legge nazionale 328/2000 sulla riforma dell’assistenza e dei servizi sociali, evidenzia il riconoscimento di diritti esigibili per alcuni soggetti in estreme condizioni di bisogno. Inoltre ha previsto il trasferimento ai Comuni di tutte le attività assistenziali in precedenza in capo alle Province. In particolare i Comuni devono garantire il soddisfacimento dei bisogni dei cittadini in stato di difficoltà socio-economiche, prevedendo lo stanziamento delle specifiche risorse in aggiunta a quelle già regolate dallo Stato, dalla Regione, ecc.
Un difetto che si può rilevare dal tenore di questa norma è quello di non considerare nel suo impianto una reale attività di prevenzione dell’emarginazione: attività che consiste nell’operare affinché ogni settore di interesse sociale, quindi rivolto a tutti i cittadini, sia predisposto in modo da intervenire anche nei riguardi dei soggetti deboli. A differenza infatti di quanto disponeva la precedente normativa (legge n. 62/1995 ora abrogata), la quale cioè prevedeva il pieno soddisfacimento delle esigenze comuni a tutta la popolazione, la nuova legge piemontese non considera nel suo impianto una reale attività di prevenzione dell’emarginazione ma prevede unicamente l’attivazione di strumenti volti all’osservazione ed al monitoraggio del disagio delle varie fasce della popolazione interessata, alla raccolta e all’elaborazione dei dati sui bisogni, nonché all’informazione verso la cittadinanza in merito alla predisposizione di servizi, alle relative modalità di accesso. Un aspetto positivo che invece non si può non evidenziare consiste nell’importante riconoscimento del diritto esigibile ai servizi ed alle prestazioni essenziali per alcune persone in condizioni di grave bisogno socio-economico. Rispetto alla legge 328/2000 si tratta infatti di una sostanziale novità: in precedenza infatti erano riconosciute solo delle “priorità” all’accesso al sistema dei servizi per le persone in determinate situazioni di disagio.
La legge regionale 1/2004, invece, all’articolo 22, riconosce a ciascun cittadino il diritto di esigere le prestazioni sociali di livello essenziale. In forza di ciò, e per agevolare l’accesso a tutti i cittadini che si trovano in condizione di difficoltà e bisogno ai servizi socio-sanitari e assistenziali, è oggi possibile scaricare direttamente da internet un modello di lettera da utilizzare per la richiesta agli enti preposti di servizi e prestazioni assistenziali e socio-sanitari nel territorio piemontese. Si tratta quindi di una domanda scritta per la richiesta di un eventuale sostegno economico al reddito, di un’assistenza domiciliare, di un posto in un centro diurno per il proprio congiunto con handicap intellettivo in situazione di gravità, oppure di un ricovero assistenziale presso una struttura residenziale.
Fonti: HC 2005
Associazione Tutori Volontari
Torino, lì 15 settembre 2005 ACU Piemonte
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commenti
02/10/2005 10:48 - | Salve, mi presento, mi chiamo maurizio, e se fosse possibile avrei bisogno di capire alcune cose.
Mi spiego, mio suocero, un anziano di 80 anni, ha dei problemi a livello psicologico da molti anni, diciamo che all'epoca dei fatti e stato ricoverato a collegno, per diverso tempo, finche con medicine a base di psicofarmaci e stato reso innoquo (non che fosse pericoloso), ma questo e stato accettato dalla famiglia come risoluzione al problema. Qualche mese fa, con la scusa o meno di improduttivita di un farmaco, che prendeva da anni, gli e stata cambiata la terapia, da qui un risveglio (penso io) del cervello, che porta ad una situazione di disagio famigliare notevole, poiche la sua manifestazione ( scatti improvvisi, commenti ad alta voce, ed altro) e diventata costante, sia di giorno che di notte. E cosa puo fare una moglie altrettanto anziana che vive in un condominio per contrastare cio?? E stato portato a villa cristina (to), e li e iniziato il calvario... non so bene cosa di preciso gli e stato fatto, e probabilmente, la situazione fisica e deteriorata anche un po per l'eta avanzata, ma il risultato e che adesso non riesce piu a camminare, ed e spesso assente, come fosse drogato! la psicologa che si interessa al caso lascia le cose al caso, non ce un vero aiuto, ne tantomeno viene indirizzato a strutture competenti che se ne possano prendere carico, ne riesce a indirizzare i figli (che cercano di capire in buona fede che fare) a fare qualcosa per il suo bene, ne tantomeno ad indirizzarli per la tutela che spetterebbe a persone disagiate, come al solito ce un rimando continuo, dal medico di famiglia che non da nessuna indicazione su come muoversi, all'assistente sociale che sembra che piu che assistere socialmente, rimanda i problemi altrove, e con la solita lunga burocrazia che spesso contraddistingue questa nostra bella societa. Intanto Villa cristina, nopnostante non ci sia chiarezza su cosa fare, e chi si potrebbe occupare della questione, lo dimette, in uno stato peggiore di quello che era prima del ricovero, credo per motivi (da quello che ho capito) di scadenza dei tempi massimi di decenza. Allora (visto che ormai non si muove piu , e non e ben accettato dal condominio per ovvi motivi) viene trasferito in una clinica a pagamento. La questione ora si fa molto pesante per sostenere economicamente mio suocero, e le procedure di riscontri per chiedere un aiuto piu vicino alle necessita dell'ammalato, sono contorte e confuse, oltre che a tempistiche assurde!!
Che fare??? a chi ci si puo rivolgere?? che strade bisogna percorrere per non abbandonare un uomo in balia delle intrigose questioni del caso??
E ovvio che questo e il sunto della questione, piena di sfumature che fanno capire per l'ennesima volta che le parole che spesso si sentono in tv sui diritti dei piu deboli sono solo fandonie, sarebbe meglio se applicassero l'eutanasia (avvolte lo penso), cosi sarebbe un problema piu semplice da risolvere.
Grazie per l'attenzione e scusate lo sfogo.
Arnone Maurizio |
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