E’ molto semplice, basta non consumarlo, o magari ridurre di molto il consumo. Alcuni paesi hanno scelto l’alternativa al petrolio, senza mettere in crisi l’economia. Anzi, facendo sviluppare altri settori economici.
Il Brasile vieta le auto diesel, consente che vadano a biodiesel, di cui il paese è ricchissimo. Ha convertito le auto a benzina ad alcool, altra risorsa dei carioca.
Il Giappone compra alcool brasiliano da aggiungere alla benzina, senza riconvertire automobili, perché ha sempre usato alcol come additivo detonante.
Il nostro paese aggiunge già biodiesel al gasolio, potrebbe aggiungere analogamente una percentuale di alcol alla benzina. Per aggiungere alcol, basta togliere gli antidetonanti, tra l’altro, nocivi alla salute, e quindi prima lo facciamo meglio è.
Per contro, nel mondo, tutti i produttori di zucchero, a cominciare da Cuba, diminuiscono la superficie coltivata e chiudono gli zuccherifici, perché pochi comprano un prodotto prezioso e concorrente del petrolio. In questa situazione, nel mondo, non ci dovrebbe essere una crisi dello zucchero. E’ incredibile, ma anche in Italia c’è la crisi degli zuccherifici. Una crisi innaturale e inspiegabile.
Sarebbe una buona pratica produrre carburanti con lo zucchero, per scoraggiare il consumo del petrolio. Sono politiche economiche errate, infatti, quelle di detassare le produzione di carburanti petroliferi. Così, si consente l’aumento dei consumi e dell'inquinamento.
Si può, invece, detassare di molto i carburanti alternativi, per favorirne l’uso, risolvendo, tra l’altro, problemi di lavoro negli zuccherifici.
Ci sembra inspiegabile questo atteggiamento, ancora in tempi in cui occorrerebbe rispettare il protocollo di Kyoto.
Ci sono dei momenti propizi per finirla con l’ideologia del petrolio. Perché non si fa?
ACU Piemonte
|