Il problema rifiuti sta diventando anche politico.
Come si può risolvere? Occorre che prima venga assimilato, nella coscienza civile, culturale e scientifica, oltre che politica ed economica.
Bisogna smontare due grossi stereotipi formatisi in questo cinquantennio di consumismo sfrenato.
Sono due le parole da smontare: rifiuto e cassonetto. Se si riesce a eliminare dal vocabolario e dalla mente, a tutti livelli, queste due parole, il problema rifiuti sarà risolto.
Sono stati già fatti dei tentativi al riguardo, ma qualcuno ha messo già degli ostacoli. Per eliminare la parola rifiuto dal vocabolario è stata presentata una proposta di legge di un solo articolo. Si tratta del DL. 8.7.94, che recitava : il termine rifiuto è sostituito con “sostanza residuale suscettibile di essere usata come materia prima o come fonte di energia”. In questo modo viene a perdere significato anche il termine smaltimento, che fa pensare ad un ingombro da eliminare. Il termine in sintesi potrebbe diventare MATERIA RIUSABILE O RIMATERIALE.
Volete sapere dove è finito questo progetto di decreto?
Fra i rifiuti: non venne approvato.
Al suo posto venne codificato e approvato il Decreto legislativo 22/ 97, che definisce rifiuto “qualsiasi sostanza ed oggetto che rientra in categorie elencate e di cui il detentore si disfi, o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi.”
E’ incredibile, ma vero.
Voi capite che il primo stereotip , con questo decreto , ormai non è più possibile eliminarlo, anzi sta passando nella coscienza collettiva ed individuale.
Anche il cassonetto, di conseguenza, non può essere eliminato perché, se esiste il rifiuto, bisogna pur metterlo in qualche posto. Se fosse passata l’idea del materiale riusabile, si sarebbe affermata la cultura del recupero, del riuso. Insomma, si dovrebbe arrivare a pensare: se ho un oggetto che non uso più, servirà ad altri, qualcuno che ne farà uso.
Se rileggiamo il termine legale di rifiuto possiamo pensare che il cittadino medio, ignaro degli elenchi stabiliti dalla legge Ronchi, si senta di buttare nel cassonetto qualunque cosa di cui debba disfarsi.
E dico qualunque cosa. Anche un neonato. Ciò che è stato bocciato al Parlamento poteva portare a pensare : “consegnare a qualcuno che ha bisogno quello di cui noi non sentiamo la mancanza”. Al posto del cassonetto grande ci sarebbero dovuti essere tanti cassonetti piccoli quanti sono i materiali da riusare . Invece è andata diversamente. Non sarebbe stato difficile. L’elenco è fatto di molti materiali, ciascuno con una sigla, per agevolare la raccolta e il riciclo. Essi vanno dai tappi di sughero, alle lastre delle radiografie, dal nastro adesivo alle bottiglie di birra.
Lo stesso decreto che trasforma la tassa raccolta rifiuti in tariffa non può essere applicato con il sistema mentale.
Perché in sette anni di Decreto Ronchi non è cambiato il modello culturale? Vi chiederete. Non lo so. La responsabilità ritengo sia di tutti.
Ma una cosa è certa, con questa situazione, non migliora la vita e la salute di tutti noi.
Michele Piccione
ACU Piemonte
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