Generazione Attiva posto oggi alcune domande a Beppe Scienza, Professore di Matematica all'Università di Torino, autore tra l'altro de “La pensione tradita”, libro andato in classifica la settimana scorsa su la Repubblica e il Corriere della Sera, che invita a rifiutare i fondi pensione e a tenere il TFR in azienda.
D. Spot e inserzioni del governo dicono che i lavoratori debbono fare una scelta entro fine giugno; lei cosa consiglia di fare?
In realtà non è così. Chi è occupato nel settore privato almeno da fine 2006 può scegliere se tenere il TFR come è adesso o destinarlo a un fondo pensione o a una fip (forma individuale previdenziale). Ovvero i lavoratori possono fare una scelta e, se non comunicano nulla in tempo al datore di lavoro, altri scelgono per loro, al posto loro.
D. Lei si riferisce al silenzio-assenso?
Sì, chi non sceglie nulla entro il 30 giugno e spesso il 29 perché il 30 è un sabato con molte ditte chiuse, viene dirottato a viva forza in un fondo pensione. Dopo di che lui, come chi aderisce liberamente, non potrà uscire dalla previdenza integrativa per tutta la sua vita.
D. Però sembra di sentir suonare sempre la stessa campana. Perché tutti dicono che conviene aderire?
È vero. Giornali, radio e televisioni danno voce solo a economisti schierati a favore dei fondi pensione e spesso ufficialmente pagati per fargli propaganda (Marcello Messori, Tito Boeri, Mauro Marè, Luigi Scimia ecc.). Contemporaneamente giornali e televisioni incassano barche di soldi per gli spot e le inserzioni di società del settore e del governo.
D. Ma lei ritiene in particolare giovani svantaggiati dalla previdenza integrativa?
Di sicuro. I vantaggi fiscali sono alti per quanti sono vicini ai 60 anni di età e quindi alla pensione. Per loro possono arrivare al 10% l’anno.
Sono invece bassissimi per un 20-enne o 30-enne, come dimostro nel capitolo 9 de “La pensione tradita”. Scendono infatti allo 0,50% l’anno e sono quindi divorati dai costi della previdenza integrativa. I fondi pensione convengono semmai ai vecchi, mentre tutti insistono perché vi aderiscano i giovani.
D. Ma perché questa che lei ritiene essere una trappola per i giovani?
I giovani sono una preda interessante per l’industria della previdenza integrativa, che è un ramo d’azienda dell’industria parassitaria del risparmio gestito. Incastrare un 20-enne o 30-enne in un fondo pensione o fip significa potergli succhiare soldi per decenni.
D. Eppure si sente ripetere che ai giovani conviene puntare sulle azioni…
Da mesi i soliti economisti e giornalisti si sgolano a ripetere che a lungo termine conviene sempre abbandonare il TFR a favore di prodotti azionari. Ma questa è una frottola, perché è capitato più volte il contrario e può ancora capitare il contrario.
La propaganda per i prodotti azionari ha un’altra spiegazione: essi permettono ai gestori di portare via più soldi ai risparmiatori.
D. Nel suo libro dedica addirittura un capitolo alla roulette dei fondi pensione; cosa vuol dire?
A differenza di un 40-enne o 50-enne, i giovani non hanno da parte il TFR degli anni passati. Se non lo tengono in azienda, andrà a finire tutto nella previdenza integrativa, ma in certi periodi con le azioni si è perso l’80% reale e con le obbligazioni il 75% dei propri investimenti. Invece il TFR è una forma sicura di risparmio, molto più sicura dei prodotti più prudenti della previdenza complementare.
D. Quindi conviene tenersi ben stretto il TFR?
Anziché cedere alle insistenze di tanti tromboni, quasi sempre in palese conflitto d’interessi, meglio seguire i consigli dello stesso ministro del Lavoro Paolo Ferrero, di Beppe Grillo o del settimanale Famiglia Cristiana. Comunque tutti gli argomenti a favore dei fondi pensione vengono smontati uno a uno nel libro “La pensione tradita”.
Meglio quindi comunicare, già oggi, al proprio datore di lavoro che si tiene il TFR in azienda. Che poi sopra il 49 dipendenti esso venga rigirato all’Inps, non cambia nulla per il lavoratore.
Per approfondimenti:
Scheda: La Pensione Tradita
Beppe Grillo - Il TFR Mormorò
Sito personale del Prof. Scienza
19/06/2007
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