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Energia e fonti rinnovabili

Dipendenza dai combustibili fossili
  05/10/2005


La penuria di combustibile e le interruzioni di corrente, pur rare, ci ricordano puntualmente che abbiamo bisogno di energia per il trasporto, il riscaldamento delle case in inverno, l'aria condizionata d'estate e per far funzionare fabbriche, aziende agricole e uffici.

Molte risorse energetiche sono però limitate e, inoltre, l'uso di energia provoca spesso inquinamento. Proprio in questo contesto si inserisce la risoluzione adottata dall’Europarlamento il 29 settembre u.s.: a larga maggioranza l’Europarlamento chiede che la UE si ponga come obiettivo il raggiungimento entro il 2020 del 25% del consumo energetico europeo proveniente da fonti rinnovabili; chiede una maggiore diversificazione delle fonti e delle forniture energetiche per ridurre la dipendenza dell'Ue dalle importazioni di petrolio in modo da rendere l'economia dell'Unione meno dipendente dai combustibili fossili e più efficiente sul piano energetico del mondo.

Lo sviluppo sostenibile significa usare meno combustibili fossili in maniera più intelligente e sviluppare soluzioni alternative.

La risoluzione europea nasce come conseguenza del continuo e preoccupante aumento del prezzo del greggio e delle sue ripercussioni sulla competitività delle imprese e sull'economia generale della popolazione. Gli eurodeputati ritengono necessaria una strategia globale per promuovere il risparmio e l'efficienza energetici, nonché il ricorso a fonti alternative, visto l'elevato consumo di petrolio degli Stati Uniti e il parallelo incremento osservato nelle economie emergenti come Cina ed India.

Per il Parlamento Europeo quindi, la risposta più logica all'aumento del prezzo del petrolio consiste nel passare a fonti energetiche alternative; alla luce del raggiungimento di questo obiettivo la necessità di promuovere la ricerca e lo sviluppo, incrementare l'uso delle energia rinnovabili e incentivare l'efficienza energetica.

L'80% circa dell'energia consumata nell'UE proviene dai combustibili fossili: petrolio, gas naturale e carbone. Di questa percentuale, una parte considerevole, in costante aumento, proviene da paesi terzi. La via da seguire è, secondo l’unione europea, quella del risparmio energetico, grazie ad un’utilizzazione più razionale dell’energia e allo sviluppo di fonti alternative (soprattutto energie rinnovabili).

Sono stati ora introdotti dei limiti relativi alle quantità di biossido di carbonio (CO2) che l’industria europea può immettere nell’atmosfera. Le imprese che superano le quote di emissione loro assegnate dovranno acquistarle da chi possiede quote inutilizzate. In questo modo si tenta di incoraggiare un uso efficiente dell’energia e, soprattutto, di ridurre l’inquinamento nell’ambito del protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici, invertendo la tendenza al riscaldamento globale.

Gli Stati membri sono quindi invitati a continuare a sviluppare strategie e strutture nazionali per la promozione delle energie rinnovabili, con l’obiettivo di ridurre gli ostacoli amministrativi a livello di programmazione e di rilascio di licenze, di agevolare l’accesso alla rete e di offrire una garanzia d’origine, nonché di mantenere la stabilità della rete e di rivedere gli aiuti dannosi sotto il profilo ambientale.

Fonte: www.europa.eu.int
HC 2005

Torino, lì 05 ottobre 2005 ACU Piemonte


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