Di questi tempi si parla ancora poco di nanotecnologie, quelle tecnologie per intenderci che si occupano di assemblare, manipolare e caratterizzare la materia a livello molecolare, a livello cioè di dimensioni comprese tra 100 ed 1 nanometri (si consideri che 1 nanometro (nm) è un milionesimo di millimetro e corrisponde all’incirca a 10 volte la grandezza dell’atomo dell’idrogeno).
Ciò però di cui non si parla affatto è l’inquinamento ambientale che esse possono provocare.
La dispersione di nano particelle sintetiche, non biodegradabili nell’organismo e nell’ambiente, comporta anche un notevole inquinamento, che potrebbe essere notevolmente superiore a quello “tradizionale”.
Per non parlare poi dei rischi che potrebbero provocare sull’organismo umano.
Ci sono già oggi sugli scaffali dei supermercati prodotti alimentari contenenti, in nano scala, additivi e pesticidi non chimici ma fisici. Ovviamente non segnalati, perché nessuna legge ancora lo impone. Sono additivi con proprietà diverse, ma ugualmente penetrabili nell’organismo umano. Ovviamente, poco o niente, si sa dei danni che possano provocare. Di fatto non ci sono ancora studi definitivi in proposito.
Un ente che studia gli effetti negativi sull’organismo derivanti dai nano inquinamenti è la ETC Group, con sede in Canada. L’ETC, vista la difficoltà di valutare i rischi derivanti dalla diffusione di questi prodotti, ha chiesto una moratoria, come si fa con i prodotti OGM.
Torino, lì 21 settembre 2005 ACU Piemonte
Michele Piccione
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