L’anno 2004 era stato proclamato dalla UE l’anno del biodiesel.
C’era la possibilità di avere gli incentivi previsti dalle Direttive 2003/30/CE e 2003/96/CE.
Ci aspettavamo, in Italia, nuovi impianti per la distribuzione, magari la riconversione delle pompe di benzina che hanno invece chiuso.
Ci aspettavamo che le terre incolte fossero riconvertite a colture di semi vari.
Ci aspettavamo tante cose, ma non è arrivato niente.
Siamo al 2005 inoltrato e non si parla di carburanti alternativi.
E se, in mancanza delle istituzioni, o anche di iniziative imprenditoriali coraggiose, ci mettessimo a fare in casa il biodiesel?
Alcune riviste di ecologia danno indicazioni su come fare in casa il carburante. E’ incredibile come si possa arrivare a tanto, ma nei vuoti di potere politico e legislativo, questi sono i risultati. Ben vengano i consigli a far da sé. Non tanto per incoraggiare attività più o meno lecite, ma per svegliare gli addetti ai lavori, che come si vede dormono.
Anzitutto occorre avere a disposizione degli oli di semi, e non solo di olio di colza, come erroneamente dicono gli organi di informazione.
Si tratta di oli di: ARACHIDI, CANAPA, COLZA, GIRASOLE, MAIS, PALMA, RICINO e SOIA.
Il biodiesel è un olio di semi esterificato, meglio riportato alla densità del gasolio, spezzando le molecole, per poter funzionare nel motore.
Noi non consigliamo di fare in cucina il biodiesel, ma di consultare gli esperti.
ACU Piemonte
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