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Nelle transazioni economiche c'è chi giura funzioni così: ogni individuo scambia ciò che ha prodotto con il denaro, poi scambia il denaro con altri beni. Finanzia, insomma, l'acquisto di beni mediante i beni che ha prodotto.
Bene, la condizione necessaria che realizza lo scambio sta nell'equivalore di quei beni, misurato dalla sufficienza del reddito disponibile.
Quando il prezzo delle merci risulta superiore alla quantità di denaro in circolazione necessario ad acquistarle, si genera una bolla.
Per non dare corso a scoppi d'aria, che riducono il valore di quelle merci al valore della moneta in circolazione, si da' corso all'impiego di politiche e tecniche di reflazione di tutti i tipi, buone per fare debito ed alterare il meccanismo di formazione del prezzo.
Giustappunto, la bolla delle merci, questo il lascito dell'economia della produzione a quella dei consumi e da qui si scorgono le soluzioni. Qui un adagio recita: “la crescita economica rende indifferibile l'esercizio del consumo”; proprio dove l'individuo, quello che produce beni per acquistare beni, retribuito con redditi insufficienti, ha di fatto prodotto l'eccesso di merci e che con quello stesso reddito deve acquistarle non riuscendovi.
Già, proprio tal fare produttivo deve trovare un remunero sufficiente per fornire continuità alla pratica del consumo, altrimenti costretta al part time.
Eggià, del titolare di questa risorsa pro-ciclica, socio full time, ha bisogno il circolo produttivo.
I costi? Quelli necessari per remunerare tutti, ma proprio tutti, i fattori produttivi.
Ad occhio e croce nettamente inferiori alla massa del debito dei consumatori, degli istituti finanziari e degli stati sovrani, messa insieme per far funzionare l'ancor sperequato sistema ecomomico-produttivo.
Mauro Artibani
Studioso dell’Economia dei Consumi
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