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La crisi! La crisi sta qui, lo rileva l'Istat: Nel 2012 la spesa media mensile per famiglia è stata pari a 2.419 euro, in ribasso del 2,8% rispetto all'anno precedente, precisando che la spesa è fortemente diminuita anche in termini reali.
La caduta della spesa media mensile registrato nel 2012, pari al -2,8%, risulta la più forte dall'inizio delle nuove serie storiche dell'Istat, avviate nel 1997. Si taglia soprattutto a tavola, proprio dove si sprecava il 30% dell'acquistato, insomma meno spesa.
Se tanto mi da' tanto, meno spesa pure tra le Imprese dice ancora l' Istat: nel primo trimestre 2013 il tasso di investimento e' sceso al 19,5%, con una diminuzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,5 punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2012. Era al 23% nel primo trimestre 2008.
La spesa pubblica poi, quella che “se tocchi i fili muori”, si tenta di ridurla senza se, senza ma per ridurre il debito!
Il Pil, che della spesa aggregata si nutre, così s'ammoscia. Quest'anno i previsori, prevedono -1,9%; per gli anni passati è andata pure peggio.
Quando tutto questo si mostra, si mostra pure altro: Essì, tutto torna.
La quota di profitto delle società non finanziarie, spiega l'Istat, si e' attestata al 38,3%, con una diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,8 punti percentuali nel confronto con il corrispondente trimestre del 2012.
Fiuuuu: era al 44, 3% nel primo trimestre 2008.
Orbene, se le quote di quel profitto che si va così riducendo ( – 6% in cinque anni ) fossero state investite per ridurre il prezzo delle merci, si sarebbe potuto ottenere da un lato un aumento della capacità competitiva, rifocillando dall'altro la capacità di spesa delle famiglie; si sarebbero fatte spese in conto capitale, che invece ristagnano; con il prelievo fiscale rifocillata la spesa pubblica: tutti, insomma, insieme a fare il Pil.
Giust'appunto, si sarebbero potute allocare meglio quelle risorse di ricchezza che invece ancor oggi bruciano al sole di una calda estate.
Nulla è perduto però, restano ancora 38 colpi in canna. Si potrà continuare a sparare alla luna, qualche colpo si potrà sparare pure alla crisi.
Mauro Artibani, l'economaio
Studioso dell’Economia dei Consumi
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