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<  Il consumo come professione  ~  DALLA QUARESIMA ALLA PASQUA

Mauro Artibani
Inviato: Mar Apr 02, 2013 7:48 am Rispondi citando
Registrato: 20/03/08 12:05 Messaggi: 676
Toh, una Flessione dello 0,5 per cento su base mensile per le vendite al dettaglio in Italia a gennaio. I dati Istat evidenziano che nella media del trimestre novembre-gennaio 2013 l’indice è diminuito dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Nel confronto con dicembre 2012, diminuiscono sia le vendite dei prodotti alimentari -0,6% sia quelle dei prodotti non alimentari -0,4%.
Le vendite al dettaglio, ovvero la spesa dei Consumatori, non vanno.
L'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni, a gennaio, e' diminuito, rispetto a dicembre 2012, dell'1,4%. Lo annuncia ancora l'Istat. Nella media del trimestre novembre-gennaio l'indice ha registrato una flessione del 6,3% rispetto al trimestre precedente.
Quegli stessi Consumatori, insomma, acquistano meno immobili.
Eppoi, un nuovo tonfo per il fatturato e per gli ordinativi dell'industria italiana in gennaio, con tassi che mostrano, su base annua, rispettivamente un calo del 3,4% (destagionalizzato) e del 3,3% (dato grezzo).
Cosa cacchio sta succedendo?
Ce lo dice la Commissione Ue nel suo rapporto su occupazione e situazione sociale nell'Unione: in Italia la crescita delle famiglie con disagi economici è stata di oltre il 15%. A livello di Ue, precisa Bruxelles, lo stress finanziario "colpisce quasi una famiglia su quattro a basso reddito e ha continuato a salire negli ultimi mesi".
Non c'è trippa per gatti insomma. Quando il disagio economico si mostra, se non si smette di fare acquisti si fanno però più ponderati. Si, insomma, se prima si era prodighi, ora tocca farsi temperanti: ridurre la spesa per migliorare la redditività del redditto.
Massì, una bella Spending Review!
Si legge della flessione dello 0,6 degli alimentari, tra questi i discount con il fatturato in riduzione; si vendono molte meno auto, poche case, ancor meno abbigliamento. Meno meno meno, insomma fa meno Pil.
Essipperchè non si acquista, si riduce la spesa proprio quella che fa il Pil e se di quella spesa privata, che fa il 60% del Pil, se ne fa meno, che so... il 54, sono dolori: alla crescita potenziale di 1600 miliardi di € ne vengono a mancare 96.
Se quella crescita non cresce, non cresce l'occupazione, manco i redditi, meno entrate fiscali e per l'amordiddio mi fermo qui.
Che dire... ad occhio e croce da questo periodo di penitenza si può uscire; si può andare dai singhiozzi quaresimali ai cinguettii pasquali.
Giust'appunto un tweet: La crescita si fa con la spesa; così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quel reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera.

Mauro Artibani
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