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					Gulp: Entro il 2012 rischia il fallimento un'impresa su tre. 
 
A questa conclusione arriva uno studio di Unimpresa che ha analizzato i dati sulle sofferenze bancarie. 
 
L’Ansa riferisce: L'analisi focalizza la “probabilita' di ingresso in sofferenza entro l'arco di un anno''. Viene stimata attraverso una metodologia statistica che utilizza indicatori desunti dal bilancio dell'impresa e dalle segnalazioni delle banche alla Centrale dei rischi. 
 
Santi numi, un processo di de-industrializzazione inaudito: 1/3  in meno di prodotti alimentari, lo stesso per abbigliamento, mobilità, comunicazione, informazione e chissà quant’altro ancora. 
 
Gia, quant’altro ancora: meno produzione, meno occupazione, meno lavoro, meno acquisti e la crisi si avviterà ancor di più.
 
Maledetti Produttori?
 
Macchè, questi producono se vendono il già prodotto, altrimenti chiudono!
 
Allora, maledetti Consumatori?
 
Macchè, questi possono acquistare se non dispongono di salari e stipendi insufficienti?
 
Un bel casino, anzi due!
 
Essipperchè, se questi sono i fatti poi ci sono le interpretazioni: al mercato verrà a ridursi l’offerta di pane, pasta, acqua, vino, verdura, vestimenti, divertimenti e, per l’amor di Dio mi fermo qui.
 
Se mancano i denari per acquistare questo ed altro le Imprese smetteranno di produrle toccherà stare su questa terra gnudi ed affamati? 
 
Niente affatto: non più prodotte quelle merci occorrerà tornare a produrle; occorrerà riacquisire quella perizia, già data in comodato d’uso ai Produttori,  poi: terra, terra! 
 
Già, un pezzo di terra, zappata e coltivata darà uva, grano, cereali; vi pascola un mucca, qualche gallina becca, tre pecore ed un porco fanno quel che sanno. 
 
Mescitando ben bene il tutto avremo latte, vino, pane, frittate, carne, salumi, prosciutti; cuoio per fare scarpe, lana che filata diverrà stoffa poi abito. 
 
Giacchè ci abito e ci lavoro avrò meno bisogno di spostarmi tanto con la rete posso andare oltre pur restando lì. 
 
Tutto questo lavoro Occupa, dall’alba al tramonto; Retribuisce pure: mangio, bevo, mi calzo, mi vesto. Sazio, scambio quel che più ho con quel che mi serve. Eggià, meno dipendente dal denaro.
 
Vita grama?
 
Oddio, per alcuni buona a malapena per sopravvivere; per i secondi, l’eden cercato, ritrovato.
 
I primi non ci stanno, non si accontentano del meno, vogliono di più. 
 
Vogliono un mercato finalmente liberato dai trucchi reflattivi  . 
 
Lo  reclamano, anzi vanno dritti al sodo: se non vendete l’offerta, con quel che vi resta, potrete acquistare la domanda, l’unica merce scarsa al mercato. Farà guadagnare noi per poter tornare a spendere e voi a vendere!
 
Due opzioni, insomma, distinte e distanti da mettere sul tavolo e contrattare: dar retta ai quei di portatori di suggestioni neoromantiche o seguire i suggerimenti di quegli sfrontati pragmatisti? 
 
Gli Esercenti a quel tavolo dovranno ben scegliere per tornare ad esercitare l’Impresa.
 
A buon intenditor, poche parole.
 
 
Mauro Artibani
 
www.professionalconsumer.wordpress.com
 
www.professioneconsumatore.org | 
				 
				
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