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Con la crisi l’occasione si fa ghiotta, prendiamo in giro il meccanismo produttivo.
Pronti, via!
Chi ha denaro e vuole investirlo dovrà avere la ragionevole certezza che potrà ottenere utili da tale pratica.
Chi, pur ricevendo tal incentivo, produrrà merci e darà occupazione solo se avrà la possibilità di vendere il prodotto.
Chi lavorerà a quella produzione, lo farà a fronte di un compenso che remuneri adeguatamente l’esercizio.
Chi , al mercato, nonostante abbia fatto acquisti per soddisfare i bisogni e magari pure le passioni, finanche le emozioni, si troverà senza le risorse economiche adeguate per acquistare il resto che è stato prodotto, impallerà il meccanismo, l’economia pure.
La merce resterà invenduta, si brucerà ricchezza. Chi ha investito disinvestirà, chi ha prodotto non riprodurrà, chi ha lavorato mancherà di lavorare.
Et voilà, la crisi mostra quanto valore vi sia nell’esercizio del consumare. Esercizio che per potersi esercitare dovrà trovare conveniente remunero per compensare quei redditi insufficienti, quelli erogati in un mercato del lavoro sovraffollato e rifocillare quella capacità di spesa che smaltisce l’invenduto, che fa ri-produrre fino a rendere conveniente nuovamente investire.
Fornire, insomma, sostegno ed efficienza al meccanismo produttivo e garantire la crescita economica.
Si, reddito, non molto, quanto basta per acquistare quel resto che blocca il meccanismo dello scambio domanda/offerta e impalla il mercato.
Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009
www.professionalconsumer.splinder.com |
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