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O crescita o morte, dicono gli industriali.
La Marcegaglia di Confindustria, più soft, precisa: “con una crescita troppo lenta, di un + 0,8 o un + 1,0 non si và da nessuna parte. Si deve tornare a crescere almeno al 2%”.
Minacciano e imprecano la crescita, Loro.
Ma come, ma porc… stanno abdicando?
Loro, per definizione, produttori di valore, di occupazione; quelli che danno lavoro, quelli che retribuiscono reddito, quelli che insomma generano la crescita. Proprio loro la reclamano.
Già, da chi?
Vuoi vedere che si scoprono gli altarini?
Vuoi vedere che siamo finalmente punto a capo?
La crescita insufficiente è figlia di un meccanismo dello scambio offerta/domanda impallato. Le merci, non acquistate, perdono valore, l’economia rallenta.
La colpa: il reddito insufficiente. Chi altri sennò?
Già, quel reddito da lavoro, erogato dai Produttori per produrre merci, insufficiente ad acquistare quanto prodotto.
Quell’insufficienza che, surrogata dal debito, per decenni ha consentito di oliare il meccanismo dello scambio facendo funzionare la macchina economica, generando appunto crescita.
Quel reddito surrogato, ma impallato, che oggi non sostiene più quell’acquisto che fa ri-produrre, lavorare, crescere l’economia.
Eggià Signori miei, la spinta alla crescita non proviene più dall’impresa ma dalla spesa: vi è più valore nell’esercizio del consumare che in quello del produrre.
Tal ruolo dovrà essere remunerato da un reddito, giustappunto sufficiente e non surrogato, a generare altra crescita, magari al 2%.
Et voilà, il mondo alla rovescia!
Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009
www.professionalconsumer.splinder.com |
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