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EssiSignori Consumatori, che il nostro Fare non sia un Affare risulta facile da mostrare.
Ecco, per esempio, nell’universo del “fashion” si va ben oltre il Costume: scostumati, privati di qualunque identità di appartenenza, di genere , ceto, censo, gruppo oplà, si sgonfia il portafoglio.
Ah, quando c’era il Gusto: questo è bello, quello è brutto, così non acquistavamo tutto.
Un filtro che la cultura singolare, di ognuno, poteva mettere in campo per selezionare, decidere, spendere.
Sottratto l’ausilio della nostra discrezione, siamo un pò nei guai.
Essipperchè l’andare angusto che propone il mercato è il prodotto del dis-gusto.
Privati i Consumatori dei connotati di discernimento, tutto si rende possibile, bello, desiderabile e senza tregua.
Non tutto ma di tutto arriva al Mercato. Tutto questo ci tocca consumare.
Così la velocità supersonica della “moda sempre pronta” smaltisce l’ eccesso delle merci agli allegri dilettanti che le stanno dapresso.
Dilettanti allo sbaraglio del ticchettio assordante degli abiti che passano di moda, dei guardaroba stracolmi di abiti intonsi e svalutati.
Le diseconomie del nostro fare producono sprechi e rifiuti e portafogli vuoti.
Sudditi di un business senza misura mettiamo al mondo debito, proprio quel debito che per surrogare redditi insufficienti ha finito per accendere la miccia che rischia di far esplodere il mondo.
Quel debito è in capo alla nostra responsabilità, frutto della nostra inadeguatezza.
Il tempo delle vacche magre che si profila all’orizzonte, dispone un necessario ripensamento.
Basta con il consumo dilettante, facciamoci Operatori di Mercato, magari di quello del “fashion”.
Si possono rimescolare le carte e iniziare una nuova partita.
Privati di identità?
Ottima risorsa.
Possiamo assumere “faces” a nostro piacimento, identità di comodo.
Come nei trastulli sartoriali sarà possibile confezionare tendenze, costruire attese, produrre Domanda, disporre persino l’Offerta.
Con ritirate tattiche e avanzate strategiche, in slalom tra le proposte commerciali, imporre il Prezzo, stabilire durata delle mode, la varietà, gli accadimenti a nostro piacimento.
Fare moda a modo nostro insomma.
Si può fare.
Certo occorre talento, vivacità eccelabbiamo, forse un po’ di cinismo. I cinesi ce l’hanno, noi possiamo imparare.
Mauro Artibani
www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org |
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