Registrato: 20/03/08 12:05
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Sta sulla bocca di tutti: “la norma antiprecari – nonostante le modifiche dell’ultimora - abolisce l’obbligo di reintegro al lavoro per quei poveri disgraziati”.
Scandalo, ingiustizia sociale o miopia economica?
Siamo alle solite, si tenta di fare le nozze con i fichi secchi.
Precari, senza soldi, a corto di risparmi e credito inattingibile: tutto diviene temporaneo, incerto, provvisorio.
E se senza soldi non si canta messa, figuriamoci come si possa consumare.
Precari i precari, insomma, precario il consumo!
Si precarizza così il Valore delle merci invendute: il latte caglia, la moda passa di moda, le tecnologie informatiche vengono superate dalle tecnologie informatiche del giorno dopo.
Con il Tizio, più Tizi, una moltitudine di Tizi precari, messi ai margini del mercato, in attesa di…passà ‘a nuttata, è il minimo che possa capitare.
Ci sono pure i Caio e i Sempronio: manager, operai, colletti bianchi, tutti impiegati nella produzione, a produrre il prodotto da acquistare sul mercato e che da quell’acquisto ricavano un Reddito.
Con questo andazzo: precari in itinere.
Li vedete i commercianti, i pubblicitari, quelli del marketing imprecariarsi anch’essi?
Eggià, si sta tutti sulla stessa barca, nel mare periglioso della precarietà ma…
Ma oltre lo sconforto e l’uggia, si intravede nel Consumo una pratica produttiva e nel Consumatore, ancorché precario, un imprescindibile Operatore di Mercato.
Bene, in forza di questa indifferibile ragione economica, si rende possibile reclamare Utili dal proprio lavoro di consumazione.
Utili si, magari precari, ma utili per uscire tutti, ma proprio tutti, con fiero cipiglio a rimirar le stelle.
Mauro Artibani
www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org |
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