Registrato: 20/03/08 12:05
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Nell’impallato meccanismo dello scambio, lì dove fanno il prezzo i beni, si mostra la crisi. Anzi in questo ganglio vitale del mercato si è generata e ancor oggi viene rigenerata.
Nel luogo deputato a mettere d’accordo produttori e consumatori, il mediatore non riesce a mediare.
Eggià, il reddito. Se insufficiente quello erogato dal produttore a chi lavora, difficile per i consumatori fare quella spesa, sufficiente a smaltire quanto prodotto da quel lavoro: un bel guaio, per tutti!
Tutti, il mediatore ed i mediati.
Tutti in crisi, non solo economica, di ruolo, finanche di vocazione.
I produttori hanno fatto il prezzo di un mercato del lavoro sovraffollato, riducendo stipendi e salari, per migliorare la produttività.
Quella produttività che ha poi sovraffollato il mercato di merci riducendone il valore; che ha sottratto altrettanto valore al lavoro che le ha prodotte - confinando gli occupati a sovraprodurre, i disoccupati a non produrre manco il reddito.
Che i consumatori, seppur affrancati dal bisogno, dovrebbero acquistare per fare la crescita; squattrinati, costretti a differire proprio quell’indifferibile che fa il 60% di quella crescita.
Fiuuuuuuu: Chi fa troppo, chi fa più del retribuito, chi manca di fare esercizio di ruolo.
La matassa si fa ancor più inestricabile.
Quando questo accade, e di questi tempi accade, si profila un dilemma grande così.
Si può continuare a fare il già fatto, con le politiche monetarie che non riescono più a trasformare il credito in reddito/debito e con la produttività che si fa sovraccapacità.
Si può far pure che alle imprese, per dare nuovo lustro a quella produttività, toccherà investire in “Buoni fruttiferi”.
Investire nel più fruttuoso dei buoni: abbassando i prezzi, pressappoco un remunero di scopo, per far spendere chi deve ben oltre il bisogno. Viene così migliorata la capacità competitiva che smaltisce quelle sovraccapacità; viene pure ripristinato il valore del produrre e del lavorare.
Già, un ricostituente per tutti quelli che dentro quella sgangherata barca, tra i perigliosi flutti, devono remare per andare oltre la crisi. Chi per restare al timone deve rimetterci porzioni di profitto, chi ai remi ci mette i muscoli, chi tornato prodigo spinge per fare girare il tutto.
Tutti soci del circolo della produzione.
Circolo, appunto, perché lì si gira in tondo tenendosi per mano. In combriccola, dove il ricapitalizzante verrà ricapitalizzato dagli atti posti in atto da quelli ricapitalizzati.
Tutti adeguatamente capitalizzati, per fare tutti al meglio quel che s’ha da fare: è utile, fa utili, per tutti!
Soci, in solido associati, per assicurare l’equilibrio del sistema e dare pure preventiva risposta alle tendenze in atto, da qui al 2030, che quelli di Oxford prevedono ancor più grame per il reddito che viene dal lavoro umano: il 45% verrà fatto da esseri non umani e, gulp, il tasso di occupazione ancor più giù.
Giust’appunto, per dare conforto al potere d’acquisto, quel reddito s’avrà da trovare ben oltre il lavoro.
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Mauro Artibani
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