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Sulle etichette degli alimenti si nascondono spesso nella dicitura “grassi vegetali”.
Sono dannosi per le arterie e aumentano il rischio di malattie cardiovascolari.
Negli USA sono banditi dai menu di molti ristoranti. E in Italia?
Possono trovarsi ovunque, dai biscotti alle merendine.
Che cosa sono?
L'idrogenazione è un processo chimico attraverso il quale gli acidi grassi polinsaturi vengono "parzialmente saturati", con conseguente trasformazione di un olio vegetale in un grasso più solido.
Rispetto ai grassi “naturali” si conservano meglio e più a lungo. Purtroppo il processo di idrogenazione ha anche l'effetto collaterale di trasformare alcuni legami (che rimangono "insaturi") dalla forma cis alla forma trans.
La presenza di legami di tipo trans altera la struttura dell'acido grasso causando nell’organismo anche l'aumento del rischio cardiovascolare.
La margarina, ad esempio, è quasi sempre prodotta per "idrogenazione". Altri alimenti a rischio possono essere tutti i dolci: merendine, gelati, budini, cioccolatini, biscotti; le paste sfoglie pronte; gli alimenti del fast food; dadi, focaccine, patatine snack vari.
In principio era la margarina, inventata da un chimico francese alla metà del XIX secolo.
Napoleone III aveva richiesto un grasso meno costoso e più durevole del burro per l’imminente guerra di Prussia. Da allora, quando la nuova preparazione prevedeva l’impiego di grasso bovino, molte cose sono cambiate, ma non la maggiore durata del prodotto né tanto meno la sua maggiore economicità.
Fattori che spingono ancora oggi l’industria alimentare a preferire l’utilizzo di grassi prodotti per idrogenazione,
nonostante si siano rivelati potenzialmente molto pericolosi.
È infatti ormai provato che tale trasformazione dei grassi rallenti l’assimilazione e lo smaltimento del colesterolo, con gravi conseguenze sulla nostra circolazione.
Negli Stati Uniti, che da tempo convivono con la problematica sociale dell’obesità e con un’elevata mortalità dovuta
alle malattie cardiovascolari, da un paio d’anni è diventato obbligatorio riportare in etichetta la presenza di acidi grassi trans, in modo tale da disincentivare il consumo di margarine e grassi idrogenati.
Più recentemente alcune grandi città americane hanno bandito dai ristoranti i grassi idrogenati.
E in Italia? Le etichette non sono chiare, i consumatori non mostrano particolare sensibilità al riguardo, forse anche a causa di una latitante informazione, e lo Stato conserva delle ben poco giustificabili agevolazioni fiscali per i produttori di questi pericolosi cibi.
Che la patria del tanto vituperato fast food sia diventata più sensibile del nostro paese, culla dell’altrettanto acclamata dieta mediterranea?
Magari non proprio o non del tutto, ma quanto meno dovremmo tutti superare l’errato assunto che un grasso, definito “vegetale”, sia per questo di per sé anche salutare (l’olio di palma o quello di cocco, a differenza del sano olio d’oliva, contengono molti grassi saturi che si depositano sulle arterie).
E, in attesa di una più puntuale regolamentazione, è auspicabile che le grandi industrie alimentari, oltre a “vantarsi” in etichetta dell’assenza di certi ingredienti nei propri prodotti, indichino con altrettanta enfasi e
precisione quelli che hanno impiegato davvero.
Trovate tutto l'articolo in
informaconsumatori n° 7 - gennaio - febbraio 2008 pag. 4-5 |
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