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Studi autorevoli prospettano scenari allarmanti a livello mondiale.
Il prezzo dei generi alimentari è destinato ad aumentare in modo esponenziale.
Fra le cause, il continuo incremento del costo dell’energia, i sempre più frequenti mutamenti climatici e la corsa sfrenata di alcuni Paesi asiatici.
“Non hanno pane, mangino brioches”, è la celebre frase, sembra mai pronunciata, di Maria Antonietta, Madame Deficit per il popolo, alla vigilia della Rivoluzione francese.
Un tempo lontano, quindi, un tempo nel quale era arduo per i più riempirsi la pancia mentre oggi scoppiamo di cibo.
Ne possiamo comprare quanto vogliamo nel mondo occidentale, tanto è a buon mercato. Ma è proprio così? Per ora forse sì, ma in futuro le cose cambieranno, almeno secondo autorevoli studi, ripresi da testate giornalistiche importanti, tra le quali citiamo l'Economist, che ha dichiarato senza mezzi
termini la fine del regno del Bengodi, della Belle Epoque del cibo a basso prezzo. Gli aumenti del pane e della pasta, tanto per citare i due più vistosi che si sono verificati ultimamente in Italia, non sarebbero fenomeni passeggeri, acuiti dalle speculazioni, ma le avanguardie di un fenomeno neluttabile, un fenomeno a livello mondiale, che farà registrare un aumento costante del prezzo di tutti i generi alimentari.
Già il 2007 si è chiuso con aumenti del prezzo del mais del 30 per cento, del riso (più 23 per cento), mentre il burro e i latticini sono aumentati di un buon 15 per cento.
I motivi stanno in un intreccio di fattori, a partire dall'uso del mais per ricavare i biocarburanti, che ha avuto come effetto quello di spingere in alto i prezzi dei cereali e di far diminuire istosamente le scorte di mais.
A questo fenomeno se ne sono aggiunti almeno altri tre, di portata incalcolabile.
Primo fra tutti, l'aumento dei prezzi dell'energia. Poi ci sono i mutamenti climatici, che fanno andare
in malora interi raccolti in vaste zone del mondo. Le scorte del mais, ad esempio, già gravemente ompromesse dalla destinazione di questo cereale diversa dall'uso alimentare, si sono assottigliate del 30 per cento. La penuria ha fatto lievitare i prezzi di molti prodotti di base. Il terzo grosso fenomeno che incide sempre di più è il cambiamento delle abitudini alimentari in Paesi che continuiamo a chiamare “emergenti”, ma che a questo punto sarebbe più giusto chiamare “emersi”. E che paesi! I due più importanti sono l'India e la Cina, ovvero milioni e milioni di esseri umani che finora si erano a malapena sfamati, magari col classico pugno di riso, ora si rivolgono verso consumi più pregiati.
Si calcola che il consumo di carne dei cinesi sia aumentato negli anni Novanta del 50 per cento.
E crescerà ancora, in una economia impetuosa come quella. E la crescita della domanda porta rincari con sé. Ecco perché gli economisti prevedono la fine del cibo “low cost”.
Trovate tutto l'articolo in
informaconsumatori n° 7 - gennaio - febbraio 2008 pag. 15 |
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