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Saluggia (VC)
Viaggio nel paese delle scorie.
A pochi metri dalla Dora e a due chilometri dall’abitato giacciono i combustibili esausti delle centrali di Trino e Caorso. Una storia infinita, ma la Sogin rassicura: “I cittadini devono sentirsi al sicuro e felici”. I timori degli ambientalisti.
È passato un anno da quando abbiamo intervistato i protagonisti della questione scorie nucleari di Saluggia. Che cosa è successo, nel frattempo? Allo stato attuale abbiamo a Saluggia 227 metri cubi di liquido radioattivo e le barre di uranio solido non sono ancora state trasferite in Francia, ma sono nel vetusto deposito Avogadro. Il tutto è in condizioni di indefinita sicurezza e tuttora non è chiaro quando questa situazione si sbloccherà, nonostante i vari programmi redatti. Gli esperti Sogin hanno deciso (contro il parere di altri esperti) di cementare le scorie, invece di vetrificarle, procedimento più costoso ma più sicuro, in quanto le sostanze chimiche presenti nel liquido radioattivo tendono a intaccare il cemento, mentre la vetrificazione appare più duratura. Si è stabilito di costruire un impianto per cementare, denominato Cemex, che ha ottenuto recentemente il parere favorevole di impatto ambientale e il decreto di via dal ministro Prestigiacomo. Il sindaco Marco Pasteris ha chiesto un incontro con il ministro, la presidente della Regione e all’assessore regionale alla viabilità, per rilevare come l’apertura del cantiere per la realizzazione dell’impianto Cemex e delle opere connesse metterebbe in crisi il sistema viario locale, che giungerebbe al collasso in breve. “In questa situazione bisogna distinguere due realtà diverse – spiega il primo cittadino di Saluggia – Una riguarda il deposito Avogadro, dove è riposto il combustibile solido e nel cui perimetro il Comune ha creato una nuova rete di monitoraggio dove transita la falda acquifera, per dare garanzia ai cittadini circa la potabilità dell’acqua. L’altra è la situazione dell’impianto Eurex, che è a 800 metri di distanza dall’Avogadro e contiene le scorie liquide attualmente ‘transitate’ dal Vecchio al Nuovo Parco Serbatoi e sono le scorie più pericolose”. Queste saranno solidificate nel futuro impianto che sarà costruito insieme ai depositi D2 (scorie di media e bassa attività già autorizzato nel 2005) e D3, che con Cemex sono in valutazione da parte del Comune. Per il sindaco, la variazione al piano regolatore che approva queste costruzioni è subordinata alla realizzazione della tangenziale per alleggerire il traffico e per facilitare un’eventuale evacuazione in caso di emergenza. Per quanto riguarda la protezione dalle “incursioni esterne”, invece, la zona è ben difesa: la solerzia di chi vi lavora e soprattutto dei carabinieri si è palesata con il nostro arrivo nel sito. Fin troppo ammirevole è stata la loro attenzione nell’assicurarsi circa le nostre intenzioni: in pratica è impossibile anche solo chiedere informazioni al personale preposto all’entrata visitatori, sebbene non ci siano divieti espliciti di passaggio o accesso (ma solo di filmare o fotografare e la segnalazione di sorveglianza armata). Chiunque voglia avere delucidazioni a livello informativo, come cittadino e soprattutto come giornalista, può essere scambiato per un “Gabibbo” che solleva grane. Esteriormente, dunque, il sito è al sicuro e ce ne siamo resi conto personalmente. Ma dal punto di vista tecnico? Non si sa, poiché le rassicurazioni sono basate sull’invito a leggere il contenuto del sito internet della Sogin. E la spiegazione a voce non è stata esauriente. Al numero verde, più volte chiamato, ha risposto il responsabile della comunicazione Sogin, il quale ha assicurato che gli abitanti devono sentirsi “al sicuro e felici” dell’operato e ci ha invitati a spedire via e-mail le domande che avremmo voluto porre all’azienda. Mail che noi abbiamo prontamente inviato ma che, ovviamente, non ha avuto alcuna risposta. Ulteriori rassicurazioni dalla prefettura di Vercelli: Patrizia Bianchetto, dirigente “Area I”, comunica l’esistenza di due Infopoint, uno a Trino e uno a Saluggia perchè il cittadino possa informarsi. Secondo i monitoraggi periodici dell’Arpa, rispetto alla condizione del 2007 la situazione della falda non evidenzia un aumento della contaminazione, e pertanto non ci sarebbe nessun pericolo. Di diverso avviso Luigi Bobba, deputato Pd, il quale sottolinea la necessità di recuperare i ritardi nei programmi individuati dal decreto Bersani e di individuare tempestivamente un deposito nazionale unico. “Nel 2000 si sfiorò la catastrofe ambientale e non c’è muro che tenga!”, dice Bobba riferendosi al muro di cemento armato di oltre venti metri che la Sogin fece costruire dopo l’alluvione. Insomma, Saluggia non finirà mica per diventare, silenziosamente, il deposito nazionale? Tanto più che, secondo quanto pubblicato dalla locale Gazzetta in estate, l’accordo con la Areva, la società francese che dovrebbe riprocessare le scorie, non comprenderebbe le barre Mox. E questo comporterà un allungamento dei tempi di “ospitalità” alle barre.
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informaconsumatori n° 9 - novembre 2008 pag.10 |
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