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Una clausola del contratto consente all’azienda di aumentare il prezzo dell’abbonamento fino al 10% in qualunque momento.
I clienti Sky ogni tanto vedono arrivare una lettera che, iniziando con un accattivante “gentile cliente”, comunica importanti novità. In realtà per il cliente di novità ce n’è una sola: hanno aggiornato i listini e pertanto il canone mensile di abbonamento aumenta. Che cosa fare in questo caso? Per prima cosa, informarsi.
Attenzione alle scritte in calce
Se quando avete firmato il vostro contratto Sky eravate un po’ distratti o non avevate gli occhiali giusti (è scritto in caratteri così piccoli che con dieci decimi ce la fate appena e con un buon paio d’occhiali bisogna essere veramente motivati per arrivare alla fine), forse non vi siete accorti della clausola secondo la quale Sky può aumentare il listino fino al 10%, quando e come vuole. Infatti non è specificato nient’altro. Può essere un aumento del 10% l’anno? Ogni mese, ogni dieci anni? Non c’è scritto. Ovviamente tutto si può scrivere su un contratto, la “colpa” è sempre del consumatore, se firma senza leggere con attenzione. Però è bene stare in guardia con le aziende che trattano in maniera poco trasparente i loro clienti. I problemi, infatti, non tardano ad arrivare. Facciamo un esempio: un abbonamento “mondo + cinema + sport” (senza il calcio) avviato nel dicembre 2004 per un canone mensile di 38 euro. Fra un aumento e l’altro, oggi il “gentile cliente” si vede addebitare una cifra di 51 euro che in meno di quattro anni corrisponde ad un aumento di 13 euro. Rispetto ai 38 iniziali rappresentano quasi il 30% in più. Quindi quel famoso 10% va inteso, almeno, come annuo.
Quando scattano i rincari?
Gli aumenti scattano quando lo decide Sky e non alla scadenza annuale dell’abbonamento. Poniamo il caso di una abbonamento che scada il 31 dicembre. La lettera senza data, pervenuta a fine luglio, informava il “gentile cliente” che l’aggiornamento dei listini avveniva a partire dal 1° Luglio. Però, trattandosi di un cliente Sky e non di nuovo abbonamento, l’aumento in fatturazione sarebbe partito il 1° settembre. Non solo. A Sky qualcuno si accorge che l’abbonamento in questione scade il 31 dicembre e pertanto questo aumento prende un treno in corsa e cambia il prezzo prima della scadenza. Evidentemente attanagliati dal senso di colpa, fino al 31 dicembre applicano uno sconto di 3 euro mensili al “gentile cliente”. Al numero verde, indicato nella lettera informativa, rispondono che gli abbonamenti Sky non vengono sottoscritti tutti lo stesso giorno, pertanto non si possono fare gli adeguamenti tutti lo stesso giorno. Certo, basterebbe farli alla scadenza di ogni singolo contratto. Perché nel caso specifico si tratta di pochi mesi, ma nel caso dell’abbonato il cui abbonamento è scaduto poco prima dell’aumento (e si è quindi tacitamente rinnovato), tale rinnovo avviene ad un prezzo più alto di quello sottoscritto.
Più chiarezza sul diritto di recesso
È una possibilità offerta al “gentile cliente” nella stessa comunicazione, seppur senza alcuna indicazione sulle modalità. Bisogna allora chiamare il numero verde e si apprende che per recedere anticipatamente, nonostante il decreto Bersani a cui si fa riferimento (legge 40/2007), si paga una penale. Le Associazioni del Consumatori lottano da anni per ottenere maggiore chiarezza e trasparenza. In particolare Adiconsum ha intrapreso una battaglia sulla corretta applicazione del diritto di recesso, ritenendo che le penali applicate da Sky fossero ingiustificate. Lo scorso 9 settembre una delibera dell’Autorità Generale per le Comunicazioni ha recepito la denuncia di Adiconsum, dando ragione all’associazione. Tali tariffe, infatti, non possono superare il “disturbo” che Sky deve prendersi per il ritiro del decoder e del telecomando e le relative spese di trasporto. L’Adiconsum calcola questo costo in una cifra che non dovrebbe superare gli 11 euro. Ma oggi, nonostante la delibera dell’Autorità, Sky per un recesso anticipato al 31 ottobre di un contratto che scade il 31 dicembre chiede una penale di 60 euro, rendendo pertanto sconveniente la disdetta. Ovviamente la cifra cambia a seconda della scadenza del contratto. Al numero verde, infatti, non sanno fornire l’entità dell’importo della penale e solo se insistiamo ci passano l’ufficio disdette che la calcola in tempo reale. E allora come difendersi? “C’è poco da fare, dopo aver firmato un contratto come quello che propone Sky – spiega Mauro Vergari di AdiConsum – Se gli utenti lo leggessero bene, credo che a molti passerebbe la voglia di abbonarsi. La battaglia dell’associazione è stata quella di fornire una scappatoia al cliente cercando di ottenere una corretta applicazione del diritto di recesso, in maniera tale che se dopo aver sottoscritto delle condizioni, tutte a favore di Sky, ci si pente, se ne possa uscire senza un danno eccessivo.” Che cosa succederà ora, dopo la delibera dell’Agenzia Generale per le Comunicazioni che dà ragione ad Adiconsum? “Speriamo che Sky si adegui rapidamente – dice Vergari – e non faccia opposizione. La legge glielo consente, ma non sarebbe certo un gesto corretto nei confronti del cliente”.
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informaconsumatori n° 8 - ottobre 2008 pag.5 |
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