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13
n° 5 - giugno 2008
nforma
Tre volte
Venti
Le due lettere si contraddicono solo in superficie.
Innanzitutto si tratta di abitudini di classi sociali un po'
diverse. E poi le donne si mantengono a lungo più curiose,
più vivaci, più ricettive. Forse, abituate a non aver potere,
non temono “il pensionamento”, che per molti uomini è la
perdita del ruolo di potere, anche minimo, che esercitavano”
H
o compiuto sessanta anni
due anni fa, sono andata in
pensione e da allora cerco
di recuperare nel campo della cul-
tura. Ora ho finalmente il tempo
per i libri, per il teatro, i concerti,
i musei e le mostre d'arte, favorita
anche da qualche facilitazione
economica per gli ultrasessanten-
ni. E chi trovo regolarmente alle
presentazioni di libri, alle mostre,
nei teatri e nei musei? Donne come
me! Più alte, più basse, più grasse,
più magre, coi capelli tinti o la-
sciati bianchi, ma sempre donne
della mia età o ancora più in là
con gli anni! Se ogni tanto se ne
vede una accompagnata da un uo-
mo, questo ha l'aria di un cane ba-
stonato, testa bassa, aria mogia di
chi è trascinato lì ma ne avrebbe
fatto volentieri a meno. Ogni tanto,
è vero, si scorge un uomo chiara-
mente solo, sempre di una certa
età, ma è meglio stargli alla larga,
evitarlo con cura, trovare scuse di
improvvisi mal di testa e filarsela
se ha tutte le intenzioni di attacca-
re un bottone, perché con certezza
quasi matematica si tratta della
peste delle iniziative culturali, del-
l'inesorabile parlatore, del flagel-
lo, di colui “che se ne intende!”.
Naturalmente non se ne intende
per nulla, commenta a sproposito,
parla forte e copre le parole degli
oratori, è soltanto in cerca di un
pubblico davanti al quale esibirsi.
State in campana, amiche mie, un
uomo del genere è pericolosissimo,
se vi becca indifese non vi molla
più e vi annoia fino alle lacrime.
Rimane la domanda iniziale: per-
ché la cultura interessa soltanto
alle donne?
Adelina Bruso
62 anni, Firenze
E
soprattutto cammini tutti i
giorni, con qualunque tem-
po, mi ha raccomandato il
medico, come dice sempre a tutti,
anche se poi lui lui non fa un passo
a piedi, ma questa è un'altra storia.
E così io che andavo soltanto nei
negozi sotto casa ho preso l'abitu-
dine di uscire tutti i giorni. All'ini-
zio mi schiantavo su una panchina
dopo dieci minuti, poi mi sono fat-
ta i muscoli e ora faccio cammina-
te che una volta me le sarei sogna-
te. E sto finalmente scoprendo la
città dove vivo da tanti anni! I par-
chi e soprattutto il lungofiume,
ogni giorno cambio itinerario per
non farmelo venire a noia. Però
ogni tanto mi devo fermare, si capi-
sce, per bere qualcosa e riprendere
fiato. Così ho scoperto che ci sono
ancora un discreto numero di boc-
ciofile, tutte fuori dal centro e dal
cemento, nel verde dove vado io.
La prima volta ho spinto il cancel-
lo, avevo una sete da morire, sono
entrata e ho visto uomini, solo uo-
mini, o intenti al gioco delle bocce
o seduti ai tavolini, a discutere a
voce alta di politica e di calcio.
L'unica faccia femminile che ho vi-
sto è stata quella pallida dell'aiuto
barista, una ragazza moldava, ho
scoperto. Da allora, superato il di-
sagio iniziale, mi sono fermata
spesso nella bocciofila, anche per-
ché non ci sono tante altre alterna-
tive, ma quasi mai vedo delle don-
ne. Al massimo ce ne sono due o tre
tutte insieme a un tavolino ai mar-
gini, sedute in punta come se do-
vessero scappare via e quando par-
lano lo fanno piano come in chiesa.
Mi chiedo: ma le mogli dei “boc-
ciatori” dove vanno? Stanno tutto
il giorno a sfacchinare in casa?
Olga Cascia
60 anni, Piacenza
Donna cultura
Alla bocciofila
Alla ricerca del tempo perduto
Lo dico a...
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